Questo “sistema” controlla la glicemia rilasciando automaticamente insulina o glucagone a seconda delle misurazioni effettuate, A cura di Guido Seu

È stato sperimentato un sistema di “pancreas artificiale” che si è dimostrato in grado di mantenere i valori glicemici di 11 pazienti vicini alla norma per più di 24 ore. Il sistema controlla i livelli di zucchero nel sangue e rilascia automaticamente l'insulina o il glucagone (ormoni necessari al metabolismo degli zuccheri) a seconda dei valori misurati.

Il sistema - dotato di un sensore continuo di glucosio, due infusori per l'erogazione dell'insulina e del glucagone, ed un computer portatile - è stato concepito per simulare al meglio il meccanismo naturale dell'organismo umano quando reagisce alle variazioni dei livelli di zucchero nel sangue.

Precedentemente erano state condotte altre sperimentazioni che utilizzavano sistemi in grado di erogare soltanto insulina, con il rischio che alcuni pazienti andassero incontro a pericolose diminuzioni dei livelli di zucchero nel sangue, note come ipoglicemie. Secondo lo studio, pubblicato ad aprile sulla rivista Science Translational Medicine, l'aggiunta di piccole dosi di glucagone, normalmente rilasciato dal pancreas per innalzare i livelli di zucchero nel sangue, hanno aiutato a superare questi momenti critici.

Dopo alcuni ritocchi al sofisticato software che agisce come il “cervello” del sistema, tutti gli 11 adulti che hanno partecipato allo studio hanno mostrato un buon controllo dei livelli di zucchero nel sangue, senza sperimentare ipoglicemie, anche dopo aver mangiato tre pasti ad alto contenuto di carboidrati.

“Questo è il primo sistema di pancreas artificiale che usa sia insulina che glucagone,” ha detto il Dott. Steven Russell del Massachusetts General Hospital di Boston, che ha contribuito a condurre lo studio.

La ricerca è l'ultima di una serie di studi che stanno trasformandosi in una vera e propria gara a chi svilupperà per primo un pancreas artificiale perfettamente funzionante in grado di fornire ai pazienti con diabete di tipo 1 un sistema automatico capace di controllare la glicemia senza richiedere un intervento diretto del paziente.

Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune in cui l'organismo attacca e distrugge le proprie cellule pancreatiche che producono insulina, rendendo i malati incapaci di utilizzare correttamente lo zucchero. Le persone affette da questo tipo di diabete devono misurarsi frequentemente la glicemia e somministrarsi l'insulina necessaria per tenere sotto controllo gli zuccheri nel sangue e prevenire le complicanze del diabete che possono essere anche gravi e invalidanti.

Attualmente esistono dispositivi in grado di misurare in continuo il livello di glucosio nel sangue e pompe programmabili per l'infusione sottocutanea dell'insulina, ma i pazienti corrono ancora il rischio di incorrere in gravi ipoglicemie.

“Qui entra in gioco il glucagone”, ha spiegato Russell. “Nelle persone con diabete di tipo 1, il glucagone non agisce correttamente. Introdurre questa funzionalità nel sistema aiuta a controbilanciare sia le iper che le ipoglicemie”.

Il sistema è stato sviluppato nel laboratorio di Edoardo Damiano, un ingegnere biomedico della Boston University il cui figlio David ha il diabete di tipo 1 da quando aveva un anno. Il team di Damiano ha sviluppato il “cervello” del dispositivo, cioè il software che analizza costantemente la glicemia e calcola quando c'è bisogno di una dose di insulina supplementare o di glucagone.

I primi test di questo sistema hanno rivelato un dato sorprendente. Inizialmente il software si basava sulle dosi di insulina ad azione rapida raccomandate dal produttore, ma alcune delle persone che hanno partecipato allo studio hanno mostrato di reagire molto più lentamente del previsto all'azione dell'insulina mettendo in difficoltà il delicato sistema di regolazione. Ritocchi al programma hanno risolto il problema dimostrando però quanto in realtà sia complesso il trattamento del diabete.

Nel mese di febbraio, ricercatori britannici avevano testato un sistema simile su 17 bambini, riuscendo a mantenere le glicemie entro valori normali per il 60 per cento del tempo. L'organizzazione internazionale non profit JDRF(Juvenile Diabetes Research Foundation) si è unita ad alcune aziende nel settore dell'infusione e del monitoraggio glicemico per sviluppare e testare nuovi sistemi di pancreas artificiale

Che cosa è la retinopatia diabetica?

Il diabete è una malattia provocata dall'incapacità dell'organismo di utilizzare gli zuccheri in maniera corretta, per cui si ritrovano alte concentrazioni di glucosio nel sangue (iperglicemia).

L'iperglicemia danneggia i vasi sanguigni di tutto l'organismo e in particolar modo quelli di minor diametro, compresi i capillari della retina. Le complicanze oculari del diabete, dette appunto retinopatia diabetica, possono portare alla perdita parziale o anche totale della vista.

Quali sono le forme di retinopatia diabetica? 

  1. Forma non proliferante. I vasi alterati presentano zone di indebolimento, con dilatazione della parete (microaneurismi) e possono sanguinare producendo emorragie retiniche. Successivamente possono crearsi edema e/o ischemia.

    L'edema si verifica quando dalle pareti alterate dei capillari trasuda del liquido. Questo fluido provoca un rigonfiamento della retina (edema) o l'accumulo di grassi e proteine (essudati duri).

    L'ischemia è il risultato dell'occlusione dei vasi capillari; la retina, ricevendo sangue in quantità insufficiente, non riesce a funzionare correttamente. Ciò favorisce il passaggio alla forma proliferante. 

  2. Forma proliferante. Quando i capillari retinici occlusi sono numerosi, compaiono ampie zone di sofferenza retinica (aree ischemiche ed essudati molli o cotton-wool spots). Queste zone di retina sofferente, nel tentativo di supplire alla ridotta ossigenazione, reagiscono stimolando la crescita di nuovi vasi sanguigni. Sfortunatamente questi neovasi sono anomali perché hanno una parete molto fragile e crescono a caso sulla superficie della retina. Essi sanguinano facilmente, dando luogo a emorragie vitreali, e portano alla formazione di tessuto cicatriziale, il quale, contraendosi progressivamente, può provocare il raggrinzimento e/o il distacco della retina.

Che esami bisogna fare?

Una retinopatia diabetica può essere presente pur non causando una diminuzione della vista, che si manifesta solo quando le alterazioni della retina coinvolgono la parte centrale (macula). Pertanto l'unico modo per scoprire alterazioni dei vasi retinici è quello di sottoporsi ad un esame del fondo dell'occhio.

L'oculista potrebbe richiedere fotografie della retina o l'esecuzione di una fluorangiografia retinica, esame che richiede la ripresa di fotografie del fondo dell'occhio dopo iniezione endovena di un colorante. Con l'ausilio di questo esame è possibile decidere sull'opportunità di un trattamento laser.

Come si cura?

Il miglior trattamento consiste nel prevenire lo sviluppo della retinopatia. Frequenti controlli della glicemia per evitarne gli sbalzi riducono molto il rischio a lungo termine di perdere la vista.

Se esistono problemi di alta pressione arteriosa o di elevate concentrazioni di grassi nel sangue, essi devono essere normalizzati.

E' dimostrato che una diagnosi ed un trattamento precoci rappresentano la migliore protezione contro la perdita della vista.

Un precoce trattamento della retinopatia può rallentare o prevenirne la progressione.

Con la fotocoagulazione laser si può ridurre l'edema retinico maculare, migliorando in genere almeno parzialmente la vista. Il laser distrugge inoltre le aree ischemiche che stimolano la crescita di vasi anomali.

In caso di emorragie endoculari persistenti o distacco retinico trazionale è indicato l'intervento chirurgico di vitrectomia.

Al giorno d'oggi, solo una piccola percentuale (6%) di coloro che sviluppano una retinopatia soffre di gravi problemi visivi.

 

Fonte: Dott.ssa Letizia Mansutti (www.oculistainrete.it)